Con l'unghie si fendea ciascuna il petto; battiensi a palme, e gridavan si` alto, ch'i' mi strinsi al poeta per sospetto.
Vegna Medusa: si` 'l farem di smalto , dicevan tutte riguardando in giuso; mal non vengiammo in Teseo l'assalto .
Volgiti 'n dietro e tien lo viso chiuso; che' se 'l Gorgon si mostra e tu 'l vedessi, nulla sarebbe di tornar mai suso .
Cosi` disse 'l maestro; ed elli stessi mi volse, e non si tenne a le mie mani, che con le sue ancor non mi chiudessi.
O voi ch'avete li 'ntelletti sani, mirate la dottrina che s'asconde sotto 'l velame de li versi strani.
E gia` venia su per le torbide onde un fracasso d'un suon, pien di spavento, per cui tremavano amendue le sponde,
non altrimenti fatto che d'un vento impetuoso per li avversi ardori, che fier la selva e sanz'alcun rattento
li rami schianta, abbatte e porta fori; dinanzi polveroso va superbo, e fa fuggir le fiere e li pastori.
Gli occhi mi sciolse e disse: Or drizza il nerbo del viso su per quella schiuma antica per indi ove quel fummo e` piu` acerbo .
Come le rane innanzi a la nimica biscia per l'acqua si dileguan tutte, fin ch'a la terra ciascuna s'abbica,
vid'io piu` di mille anime distrutte fuggir cosi` dinanzi ad un ch'al passo passava Stige con le piante asciutte.
Dal volto rimovea quell'aere grasso, menando la sinistra innanzi spesso; e sol di quell'angoscia parea lasso.
Ben m'accorsi ch'elli era da ciel messo, e volsimi al maestro; e quei fe' segno ch'i' stessi queto ed inchinassi ad esso.
Ahi quanto mi parea pien di disdegno! Venne a la porta, e con una verghetta l'aperse, che non v'ebbe alcun ritegno.
O cacciati del ciel, gente dispetta , comincio` elli in su l'orribil soglia, ond'esta oltracotanza in voi s'alletta?
Perche' recalcitrate a quella voglia a cui non puote il fin mai esser mozzo, e che piu` volte v'ha cresciuta doglia?
Che giova ne le fata dar di cozzo? Cerbero vostro, se ben vi ricorda, ne porta ancor pelato il mento e 'l gozzo .
Poi si rivolse per la strada lorda, e non fe' motto a noi, ma fe' sembiante d'omo cui altra cura stringa e morda
che quella di colui che li e` davante; e noi movemmo i piedi inver' la terra, sicuri appresso le parole sante.
Dentro li 'ntrammo sanz'alcuna guerra; e io, ch'avea di riguardar disio la condizion che tal fortezza serra,
com'io fui dentro, l'occhio intorno invio; e veggio ad ogne man grande campagna piena di duolo e di tormento rio.
Si` come ad Arli, ove Rodano stagna, si` com'a Pola, presso del Carnaro ch'Italia chiude e suoi termini bagna,
fanno i sepulcri tutt'il loco varo, cosi` facevan quivi d'ogne parte, salvo che 'l modo v'era piu` amaro;
che' tra gli avelli fiamme erano sparte, per le quali eran si` del tutto accesi, che ferro piu` non chiede verun'arte.
Tutti li lor coperchi eran sospesi, e fuor n'uscivan si` duri lamenti, che ben parean di miseri e d'offesi.
E io: Maestro, quai son quelle genti che, seppellite dentro da quell'arche, si fan sentir coi sospiri dolenti? .
Ed elli a me: Qui son li eresiarche con lor seguaci, d'ogne setta, e molto piu` che non credi son le tombe carche.
Simile qui con simile e` sepolto, e i monimenti son piu` e men caldi . E poi ch'a la man destra si fu volto,
passammo tra i martiri e li alti spaldi.
Inferno: Canto X
Ora sen va per un secreto calle, tra 'l muro de la terra e li martiri, lo mio maestro, e io dopo le spalle.
O virtu` somma, che per li empi giri mi volvi , cominciai, com'a te piace, parlami, e sodisfammi a' miei disiri.
La gente che per li sepolcri giace potrebbesi veder? gia` son levati tutt'i coperchi, e nessun guardia face .
E quelli a me: Tutti saran serrati quando di Iosafat qui torneranno coi corpi che la` su` hanno lasciati.
Suo cimitero da questa parte hanno con Epicuro tutti suoi seguaci, che l'anima col corpo morta fanno.